I gesti e i movimenti che compongono la nostra quotidianità sono numerosi. Tra quelli imprescindibili, ce n’è uno che impariamo a padroneggiare sin da piccolissimi: camminare. La nostra giornata inizia al mattino, quando poggiamo i piedi a terra e facciamo il primo passo verso un buon caffè. I dolori del piede possono quindi rappresentare un grosso problema, complicando operazioni altrimenti semplicissime.

Tra le tante patologie che possono interessare il piede, provocando manifestazioni dolorose, c’è la fascite plantare, che riguarda in particolare il legamento arcuato. Si tratta di un disturbo piuttosto comune, che colpisce una persona su 10¹. Fortunatamente, oggi disponiamo di trattamenti efficaci per contrastare il problema. Vediamoli più da vicino in questo articolo.

 

Cos’è la fascite plantare² ³

 

piede di una persona

 

Iniziamo col conoscere meglio questa patologia. Come il suo stesso nome ci suggerisce, la fascite plantare è una malattia che comporta la degenerazione della cosiddetta fascia plantare, ovvero il legamento arcuato. Si tratta di una banda di tessuto connettivo fibroso collocata nella parte inferiore del piede, estendendosi per tutta la sua lunghezza fino all’attaccatura delle falangi.

La fascia plantare ricopre quindi varie funzioni:

  • protezione dei nervi e dei vasi sanguigni;
  • supporto dell’arco plantare;
  • aggancio per alcuni muscoli del piede;
  • prevenzione dell’eccessiva dorsiflessione;
  • ammortizzazione e distribuzione del peso, sia in fase statica sia durante la deambulazione.

È evidente perché il deteriorarsi di questo importante legamento comporti dolore e infiammazione, classificandosi come una delle più comuni cause di tallonite. Per la maggior parte dei pazienti, il dolore è particolarmente acuto al mattino. Una volta alzatisi dal letto e dopo aver effettuato qualche movimento, diminuisce. Aumenta nuovamente dopo lunghi periodi di riposo.

La fascite plantare insorge più comunemente in pazienti di età compresa tra i 40 e i 60, specialmente se donne. È inoltre frequente tra le persone obese e chi pratica alcune discipline sportive, specialmente atletica leggera, danza e running.

 

Cause e fattori di rischio della fascite plantare

 

 

A oggi, gli studi forniscono informazioni contrastanti riguardo il meccanismo che causa la fascite plantare. Tuttavia, le ricerche sembrano concordare su alcuni aspetti. La fascite plantare è il risultato di una sollecitazione eccessiva del legamento arcuato che, se sottoposto a traumi ripetuti, finisce col degenerare. Il disturbo mostra quindi le caratteristiche di una sindrome da sovraccarico funzionale.

Sono stati individuati anche alcuni principali di rischio. I principali comprendono:

  • sovrappeso e obesità;
  • attività sportive che prevedano un impatto ripetitivo del piede contro una superficie dura;
  • utilizzo di scarpe che non forniscono un’ammortizzazione adeguata;
  • particolare anatomia dei muscoli del polpaccio, che risultano accorciati o retratti.

È pertanto più probabile che il problema colpisca persone che:

  • intraprendono una particolare attività fisica ad alto impatto per il piede senza una preparazione adeguata, sottoponendosi a sforzi senza gradualità;
  • manifestano un’anomalia dell’arco plantare, che risulta più alto della media.

 

I sintomi della fascite plantare

 

 

Il primo passo per scegliere la cura per la fascite plantare è accorgersi della sua insorgenza. Come molti altri disturbi ortopedici degenerativi, anche questa patologia ha manifestazioni dolorose. Si presenta di solito come un dolore alla parte inferiore del tallone, che può estendersi fino alla metà del piede. Il sintomo di norma compare gradualmente, iniziando in forma lieve. È pertanto opportuno prestarvi attenzione, così da evitare che il processo degenerativo prosegua.

Come accennato nei paragrafi precedenti, il dolore è più acuto dopo un riposo prolungato, per esempio al risveglio. Può accentuarsi anche in seguito a una sollecitazione, come al termine di una corsa. Tuttavia, il sintomo non si presenta durante lo svolgimento di un’attività “a rischio”, ma solo al termine dell’esercizio.

Il dolore al legamento arcuato può variare di paziente in paziente: alcune persone manifestano un dolore sordo, altre acuto e altre ancora bruciante. Il più delle volte, il disturbo è unilaterale.

 

Come diagnosticare la fascite plantare?

 

Chi manifesta i sintomi appena descritti deve rivolgersi al medico per una visita accurata del piede. In tal modo, si potrà accertare la diagnosi e selezionare la cura per la fascite plantare più adatta alle esigenze del caso.

Oltre all’esame obiettivo, il medico potrebbe richiedere anche una radiografia o una risonanza magnetica. Questi esami vengono solitamente impiegati per escludere altre possibili cause del dolore, per esempio una lesione ai nervi.

 

Fascite plantare: come curarla

 

Ottenuta una diagnosi definitiva, si può procedere alla cura per la fascite plantare. L’approccio solitamente utilizzato è di tipo conservativo, efficace per circa il 90% dei pazienti. Laddove però le terapie conservative non avessero successo e il paziente avesse sintomi in atto da 12 mesi, si valuta l’intervento chirurgico.

Per alleviare i sintomi dolorosi, specialmente in fase acuta, si utilizza un approccio farmacologico, applicando anche del ghiaccio al piede colpito. Sempre durante la fase acuta, anche il riposo gioca un ruolo fondamentale.

Superata la fase acuta, si procede con un percorso di fisioterapia apposito. Questo prevede esercizi di stretching per il polpaccio e la fascia plantare ed esercizi di propriocezione. In alcuni casi, può essere aggiunto un programma di rieducazione motoria. La terapia conservativa comprende l’utilizzo di plantari, tallonieri e tutori notturni: tali strumenti favoriscono l’alleviarsi della sintomatologia.

Anche le terapie a base di onde d’urto vengono impiegate per la cura della fascite plantare.

 

Rimedi per la fascite plantare: ultrasuonoterapia

 

 

Il trattamento con ultrasuoni viene molto utilizzato nell’ambito della fisioterapia. Questo perché è un trattamento non invasivo e con pochi possibili effetti collaterali. Impiegando le onde sonore ad alta frequenza, capaci di penetrare nei tessuti, è possibile ottenere numerosi effetti benefici. Le vibrazioni prodotte dagli ultrasuoni sono in grado di migliorare l’ossigenazione e la circolazione, offrendo un effetto analgesico, antinfiammatorio e rilassante.

Ciò rende l’ultrasuonoterapia un valido rimedio per la fascite plantare, accorciando i tempi di recupero per i pazienti. Per facilitare ulteriormente il trattamento, è possibile optare per un dispositivo elettromedicale di ultrasuonoterapia. Per questo ti proponiamo Dolcontrol, un dispositivo certificato dal Ministero della Salute, grazie al quale i pazienti possono svolgere le sedute di cura nell’intimità e nel comfort della propria casa, il tutto con la massima sicurezza.

 

Rimedi per la fascite plantare: magnetoterapia

 

 

La magnetoterapia è spesso consigliata in ambito fisioterapico per la sua non invasività e per la quasi totale assenza di effetti collaterali. Sfruttando le proprietà dei campi elettromagnetici, il trattamento produce un effetto antalgico e antinfiammatorio. Inoltre, offre benefici anche in termini di ossigenazione dei tessuti e biostimolazione.

RigenAct⁴ è la nostra risposta alle esigenze dei pazienti colpiti da fascite plantare a cui è stata prescritta la magnetoterapia per il proprio recupero. Il dispositivo elettromedicale è dotato di applicatori perfetti per ogni parte del corpo, compresi i piedi: in questo modo, potrai svolgere le tue sessioni in modo confortevole ed efficace, con tutta la sicurezza garantita da un dispositivo certificato dal Ministero della Salute.

 

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Fonti:

  1. https://www.aafp.org/pubs/afp/issues/2019/0615/p744.html
  2. https://www.humanitas.it/malattie/fascite-plantare/
  3. https://www.aafp.org/pubs/afp/issues/2011/0915/p676.html